Processo Mollicone, la consulente Cattaneo: “Ferita al cranio compatibile con il buco trovato in caserma”
Negli ultimi giorni la consulente della Procura Cristina Cattaneo è stata interrogata nel processo della Corte d’Assise di Roma per l’omicidio di Serena Mollicone.
Era il 1 Giugno del 2001 quando Serena Mollicone, una ragazza di 18 anni che frequentava l’ultimo anno di superiori al liceo pedagogico, scomparve nel nulla. Quella mattina era uscita per una visita medica, e dopo aver fatto degli acquisti in una panetteria, prese l’autobus per fare ritorno d Arce, il paese in cui viveva.
Doveva tornare a casa per le 14, ma nessuno da quel momento in poi ebbe più sue notizie. Il suo corpo venne ritrovato due giorni dopo dalla Protezione Civile, nel bosco di Fonte Cupa ad Anitrella. Da quel momento in poi, iniziò un mistero che gli investigatori del luogo non riuscirono mai a risolvere, decretando la nascita di una delle storie più anomale della cronaca nera del nostro paese.
Una vera svolta arriva infatti soltanto nel 2018 quando il Reparto di Investigazioni Scientifica dei Carabinieri, il RIS, riuscì finalmente a dimostrare che la Molliccone era stata uccisa all’interno della Caserma di Arce.
Iniziò così un processo che vide indagati il Maresciallo Mottola insieme alla moglie Annamaria e il figlio Marco, che alla chiusura delle indagini, l’anno successivo, vennero accusati di omicidio volontario aggravato.
La testimonianza della Cattaneo sembra confermare che la giovane sia stata uccisa nella caserma di Arce
Il processo è ancora in corso, e in questi giorni la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha acquisito la testimonianza dell’anatomopatologo e consulente per la procura Cristina Cattaneo che ha raccontato come la ragazza è morta dopo un’agonia durata ore, e che poteva proprio per questo essere salvata.
La parte più importante della testimonianza fornita dalla Cattaneo nei giorni scorsi però, riguarda un altro dettaglio. La donna infatti davanti ai giudici ha dichiarato che la ferita al cranio della giovane riscontrata sul suo cadavere, è compatibile con un buco trovato in seguito nella porta della foresterie della caserma dei carabinieri di Arce. Un’ulteriore indizio che sembra confermare come sia stato davvero quello il luogo in cui la Mollicone è stata uccisa.
Difficile invece capire la dinamica e il movente che hanno portato a un coinvolgimento del maresciallo e della sua famiglia, anche se è partito tutto da una testimonianza di un uomo che aveva visto il figlio Marco Mottola e la Mollicone litigare in un bar il giorno della sua sparizione.