Cronaca

Omicidio Cecchettin, Turetta accetta di parlare con i magistrati: cosa ha dichiarato nell’interrogatorio durato nove ore

Filippo Turetta (ANSA) – Spynews.it

Filippo Turetta ha accettato di parlare con i magistrati ed è stato interrogato per quasi nove ore. Intanto, sono usciti i risultati dell’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin.

Nove ore di interrogatorio.

Alla fine Filippo Turetta ha rinunciato al silenzio, e si è concesso in un lungo interrogatorio ai magistrati per ricostruire la dinamica di quel giorno in cui, dopo una cena al centro commerciale, ha deciso di uccidere la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin. Intanto l’autopsia fatta sul corpo della ragazza, ha permesso di chiarire alcuni punti su cos’è davvero accaduto quella notte.

Ciò che i medici legali hanno stabilito, è che Giulia Cecchettin è morta durante la seconda aggressione che ha subito dal Turetta nella zona industriale di Fossò, dove era stato anche ripreso da una telecamera di sorveglianza. E questo significa che era già morta quando il suo ex fidanzato ha deciso di deporre il suo corpo nel bosco in cui è stata in seguito ritrovata. Non è ancora confermato invece, che le abbia davvero messo dello scotch in bocca per non farla urlare, elemento chiave per capire se davvero vi è stata una premeditazione del delitto da parte del giovane.

Ai magistrati, il ragazzo si è dichiarato affranto per il suo gesto, e di essere disposto a pagare senza sottrarsi alle sue responsabilità.

Gino ed Elena Cecchettin (ANSA) – Spynews.it

Nove ore di interrogatorio per Turetta: si è dichiarato “affranto” e pronto a collaborare

Alla Gip Benedetta Vitolo avrebbe però negato l’ipotesi della premeditazione, spiegando invece come quella sera gli sia “scattato” qualcosa dentro dopo mesi di frustrazione per la fine della sua relazione amorosa con la Cecchettin. Intanto la famiglia della ragazza continua invece a sostenere che l’omicidio sia stato premeditato, e che vi sia inoltre l’aggravante dello stalking. L’aggressione di quella sera, per i legali della famiglia Cecchettin, è stata soltanto la coda terminale di una serie di ricatti psicologici che andavano avanti da mesi.

I legali parlano in tal senso di un vero e proprio assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria”.

Share