Ai microfoni di Fanpage, il criminologo Candiani racconta tutti gli errori fatti a suo avviso durante le indagini sulla morte della giornalista Patrizia Nettis.
Sono passati più di sei mesi dalla morte di Patrizia Nettis, una giornalista di 41 ritrovata senza vita nel suo appartamento nel comune di Fasano, e le indagini per capire cosa sia davvero accaduto quella notte sono purtroppo ferme. Una situazione di stallo che però, secondo il criminologo Giancarlo Candiano, è in primo luogo dovuto agli errori fatti dagli inquirenti in quei primi giorni di indagini, e di cui nessuno si è ancora preso la responsabilità.
In una lunga intervista rilasciata a Fanpage infatti, Candiano ha ripercorso i tratti salienti di una vicenda, che ha presentato fin da subito dei punti oscuri: “Da quando ho avuto il mandato, mi sono reso conto che c’erano diverse cose che non andavano”.Prima di tutto, la scelta di non disporre l’esame autoptico sul corpo di Patrizia Nettis dopo il ritrovamento” ha raccontato il criminologo aggiungendo inoltre come abbia trovato altrettanto inspiegabile il fatto che non sia subito avvisata la famiglia, che arrivata sul luogo di questa tragedia, non ha più trovato nemmeno il corpo della figlia, che era già stato portato via.
E questo non dovrebbe succedere perché sono sempre i familiari in questi casi a dover dare disposizioni. La prima ipotesi formulata dagli inquirenti fu quella che la donna si era avvelenata ingerendo candeggina.
Ma il sospetto che quella della Nettis non sia stato un suicidio era emerso già in quelle prime settimane, quando un imprenditore con cui aveva avuto una relazione venne iscritto nel registro degli indagati.
Una storia che però, spiega Candiani, è stata raccontata a metà: “Abbiamo scoperto che Patrizia aveva una relazione con l’uomo che è attualmente indagato e che la sera del decesso c’era anche un altro uomo, un noto politico locale (non indagato, ndr). Il suo coinvolgimento è rilevante e non riusciamo a capire come mai non sia stato raggiunto anche lui dall’avviso di garanzia, visto che le posizioni dei due uomini sono uguali”.