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Bruciano la macchina della sorella di Gattuso per intimarla a pagare il pizzo: due arresti in Calabria

Gennaro Gattuso (ANSA) – Spynews.it

In Calabria, due uomini sono finiti in manette per aver chiesto il pizzo alla famiglia del calciatore Gennaro Gattuso.

Erano stati minacciati e intimati a pagare il pizzo a due uomini legati alla ‘ndrangheta e adesso per loro sono scattati gli arresti.

L’ennesima storia di mafia e pizzo che in Calabria tutti conoscono fin troppo bene, ma che stavolta ha avuto un maggiore eco mediatico perché ad esser finiti vittima di questo tentativo di estorsione, sono stati i familiari di Gennaro Gattuso, leggenda del calcio italiano e del Milan da giocatore, e adesso allenatore attualmente impegnato in una nuova sfida in Francia con il Marsiglia.

Il primo atto intimidatorio alla sorella Ida Gattuso è arrivata il 17 Ottobre del 2023, quando la sua macchina è stata incendiata a pochi metri dalla sua casa. Un segnale che come si è scoperto in seguito, era una minaccia diretta con cui si intimava alla sorella del noto calciatore, di pagare una cifra di tremila euro per continuare a vendere nel loro quartiere con l’autorizzazione del clan mafioso.

Gattuso (ANSA) – Spynews.it

La richiesta del pizzo è arrivata dopo aver ottenuto un finanziamento da 80mila euro

Il padre di Gattuso (famoso in Calabria per aver aperto insieme al figlio una pescheria) e l’ex marito della figlia si erano messi in società nel settore del fotovoltaico. E come le indagini hanno ricostruito, a un certo punto, mentre portavano avanti i lavori per far iniziare nuova attività, sarebbero stati avvicinato da un uomo legato alla mafia calabrese di nome Aldo Abbruzzese che iniziato a pretendere dai due commerciando il pagamento di una somma in contanti.

L’uomo aveva deciso di ricattare la famiglia di Gattuso dopo aver saputo che il padre e l’ex marito della sorella Ida, avevano ottenuto un finanziamento di circa 80mila euro per avviare la nuova società. Tra gli emerge anche una conversazione telefonica tra Ida Gattuso e l’ex marito: “Il motivo non è il lusso ma il controllo del territorio. Questi fanno galera e vivono per onore e rispetto. Se tu glielo cacci, dicono ‘allora io non valgo manco una lira’. E hai finito, sei morto”.

Adesso però Abruzzese, il suo complice, sono scattate le manette.

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