In questi giorni, è arrivata la nuova sentenza della Cassazione sull’omicidio di Yara Gambirasio, che negato ai difensori di Bossetti, la possibilità di analizzare nuovamente i reperti.
C’è tantissima delusione da parte dei legali di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello che sta attualmente scontando l’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, una tredicenne di Brembate trovata morta il 26 Febbraio del 2011. Dopo una lunga battaglia legale infatti, la Cassazione in questi giorni ha respinto la richiesta presentata dagli avvocati di Bossetti, che da anni lottando per dimostrare la sua innocenza, di poter effettuare delle analisi sui reperti che hanno portato prima a l’incriminazione e in seguito alla condanna dell’uomo.
I giudici, andando contro la sentenza di Novembre, che sembrava aver finalmente aperto le porte ai suoi difensori per poter effettuare delle analisi indipendenti sui campioni di Dna che lo avevano identificato come l’assassino della ragazza, hanno invece adesso stabilito che potranno solo essere visionato.
Una vera e propria disfatta per la difesa di Bossetti, in quanto la loro battaglia per dimostrare l’innocenza del loro assistito, che continua a proclamarsi innocente, si è sempre basata sul fatto che le analisi condotte sui campioni di Dna, erano state fatte in modo approssimativo, e serviva dunque una nuova verifica che però la Cassazione non ha concesso.
Per l’avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni, si tratta di un fatto grave, in quanto ritiene che la sentenza non applichi correttamente quanto viene previsto dal codice penale in questi casi. Salvagni ha infatti dichiarato: “Hanno trasformato il bianco in nero come se fosse la cosa più naturale del mondo. Questa è una sentenza folle. Al netto della lettura delle motivazioni per esprimere un giudizio ponderato, la prima impressione è che quanto accaduto sia incredibile al punto di farmi dubitare che la giustizia esista. Il potere vince sempre”.