Il carcere di Siani nelle mani della mafia, arrestata l’ex direttrice. Il procuratore: “Un quadro inquietante”
Un’inchiesta importante che ha portato a smobilitare una zona franca e illegale all’interno del carcere di Siani, sotto la compiacenza della direttrice.
Un’inchiesta importante, che il procuratore vicario Vincenzo Capomolla non ha esitato a definire “inquietante”: “Il sistema penitenziario ha dimostrato comunque di avere al suo interno gli strumenti per assicurare il rispetto delle regole e della funzione istituzionale a sostegno dei detenuti e questo ci rassicura”.
Il nome più pesante ad essere finito dietro le sbarre è quello della direttrice del carcere Angela Paravati, con accuse pesantissime nei suoi riguardi. Alla donna viene infatti contestato dalla magistratura il concorso esterno in associazione mafiosa, falso ideologico e corruzione.
Tra gli episodi più significativi che sono diventati pubblici di questa inchiesta e che rende bene l’idea del tipo di rete illegale che si era instaurata all’interno del carcere, c’è ad esempio l’autorizzazione che era stata concessa ad un detenuto, a poter uscire di prigione per un giorno, per andare a visionare una casa che intendeva acquistare.
Il carcere di Siani era diventato un riferimento per la criminalità organizzata
Significative anche alcune intercettazioni tra uno degli indagati e la Paravati : “Quella del penitenziario di Catanzaro era una ‘gestione allegra. Vi abbiamo fatto entrare tutte cose tramite pacchi… qua vi faccio stare bene, e mi fate un mancato rientro?”
Il carcere di Siani era ormai diventato un punto di riferimento per la criminalità del luogo, che sapeva di poter ottenere favori che non erano in alcun modo permessi dalla legge, come un cellulare arrivati nelle mani di un detenuto, grazie a un pacco di biscotti fatto recapitare dalla sua fidanzata, e passata in carcere sotto la compiacenza della direttrice.