Il ritorno ad Avetrana dopo 7 anni di carcere non è stato facile: Misseri professa la sua colpevolezza e pensa al suicidio.
Dopo 7 anni di carcere, la villetta in via Deledda in cui perse la vita Sarah Scazzi è rimasta intonsa, sopravvissuta al turbinìo mediatico che ha attraversato uno dei casi di cronaca nera più influenti della nostra storia.
Eppure Michele Misseri, in quella villetta che non vedeva da 7 anni, non ci vuole proprio stare. Dopo essere uscito anzitempo dal penitenziario di Lecce grazie al provvedimento ‘svuotacarceri’, lo zio di Sarah è tornato a parlare in un’intervista a Quarto Grado, mostrando il garage in cui (a suo dire) avrebbe ucciso la nipote.
“Dopo 7 anni uscire fuori non è facile, specialmente se ci sono due innocenti in carcere” ha esordito, ricordando al pubblico la permanenza in carcere di Sabrina e Cosima Serrano, rispettivamente figlia e moglie condannate per l’omicidio della cugina.
“Se fossi innocente Sarah sarebbe ancora qui, sorridente, in mezzo a noi. Io non mi sento libero, la rete che c’è a casa la farò ancora più alta, perché come stanno loro in galera ci rimango anche io”. Così Misseri sulla sua scarcerazione e sulle prime sensazioni da uomo libero.
In un turbinio di pensieri e senso di colpa, Misseri ha ripercorso passo passo le tappe del ‘presunto’ omicidio di cui continua a incolparsi personalmente, minacciando anche l’estremo gesto.
“L’ho detto sin dall’inizio, io non so se ce la farò quando esco, forse la farò anche finita. Io non volevo nemmeno vivere, mi stavo avvelenando quel giorno che è successo il fatto; non l’ho fatto più perché non avrebbero più trovato il corpo di Sarah”.
Poi, riflette sull’unico motivo che lo tiene ancora in vita: “Se non riesco a fare uscire Sabrina e Cosima io non credo che resisto, che senso avrebbe vivere?”
“Ho scritto più di 500 lettere a Cosima e a Sabrina, non mi hanno mai risposto”. “Però la mia battaglia la voglio continuare, anche se non mi crederà nessuno. Dio mi avrà perdonato, non lo so voi l’avete fatto (riferendosi a figlia e moglie) ma ve lo chiedo adesso per l’ultima volta, perdonatemi”.