Omicidio Gambirasio, dopo la sentenza arriva la lettera di Bossetti: “Io come Olindo e Rosa”
Massimo Bossetti, dopo l’ultima sentenza della Cassazione che gli negato una nuova analisi sui reperti, ha scritto una lettera alla trasmissione Iceberg Lombardia.
Non sono giorni facili per Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, una tredicenne di Brembate scomparsa nel nulla nel novembre del 2010. Il suo cadavere venne ritrovato alcuni mesi dopo, nel febbraio del 2011, e da quel momento iniziarono da parte delle forze dell’ordine, delle indagini destinate a restare nella storia della criminologia italiana.
Il modo in cui si arrivò a stabilire la colpevolezza di Bossetti fu infatti innovativo e si baso, grazie all’aiuto dei luminari della scientifica americana, su un’analisi del Dna dei cittadini di Brembate, alla ricerca di un campione che coincidesse con quello di IGNOTO 1.
Venne chiamata così la traccia di Dna rinvenuta sul corpo della ragazza. E nelle scorse settimane, dopo una battaglia legale durata anni, la Cassazione ha adesso negato ai difensori di Bossetti, la possibilità di poter fare un nuovo esame su quell’unico reperto che portò alla sua condanna. Una sentenza quella della Cassazione definita “assurda” l’avvocato di Bossetti Claudio Salvagni.
La lettera di Massimo Bossetti: “ Mai perso fiducia nella giustizia”
Lo stesso muratore di Mapello ci ha tenuto ad esprimere la sua opinione su questi ultimi fatti, in una lunga lettera inviata alla trasmissione Iceberg Lombardia: “Sono fiducioso e ottimista che prima o poi, pure sul mio caso come è avvenuto per Rosa e Olindo, possa accadere allo stesso modo. Non ho mai perso fiducia nella giustizia, purtroppo si sa che è lunga e lenta, ma la verità prima o poi viene portata alla luce”.
Bossetti ha poi anche raccontato della passione per la cucina che ha sviluppato in carcere per tenersi impegnato, e che lo ha portato anche a vincere diversi premi culinari: “Partecipo da anni ai concorsi di cucina dedicati ai carcerati, anzi partecipo a tutti i bandi esposti in biblioteca: concorsi letterari, artistici e culinari. Partecipo semplicemente per rendere meno pesante il trascorrere inutile del tempo rendendolo più costruttivo”.