Uccide il padre per difendere la madre: “Ci ha sempre picchiato, mi sono difesa”
Sta facendo molto discutere ad Alessandria il caso di una giovane 19enne che ha ucciso il padre per difendere la madre dalla sua violenza.
È accusata di aver ucciso il padre dalla Procura di Alessandria, ma lei continua a difendersi sostenendo di essersi dovuto difendere dalla sua aggressione. Sembra l’ennesimo storia di maltrattamenti e violenze in famiglia quella che ha portato una ragazza di 19 anni di nome Makka a uccidere il padre Akhyad Sualev, un uomo di 50 anni di origine cecena e che vive insieme alla famiglia in Italia da diversi anni.
La ragazza ha infatti raccontato che quel giorno è intervenuta per fermare un violento litigio e difendere la madre: “Sono intervenuta per difendere mia madre e a quel punto papà mi ha inseguita e presa a pugni, per questo l’ho ucciso. Non volevo farlo, mi sono difesa”. La 19enne ha raccontato che le violenze del padre su lei e la madre andavano avanti da tantissimi anni.
I suoi fratelli invece non venivano mai toccati, se non quando provavano a intervenire per cercare di fermarlo. La ragazza ha raccontato al magistrato che è iniziato tutto la scorsa settimane, quando l’uomo ha comunicato loro che si era licenziato: “Si era diretto al ristorante dove mamma lavora come lavapiatti e io come cameriera nei weekend. A mia mamma ha chiesto di licenziarsi, lei gli ha detto di no e gli ha chiesto come avremmo fatto altrimenti con i soldi”.
Il racconto della 19enne: “Ci ha sempre picchiate, fin da quando ero piccola”
“Per questo è scoppiata la prima lite, mamma lo ha anche allontanato dal ristorante ma arrivato a casa ha ricominciato”.
Non solo, la 19enne ha anche riferito che prima di arrivare a casa, il padre aveva anche inviato un messaggio alla madre in cui minacciava di ucciderla. E quando è tornata a casa, e si è ritrovata davanti l’ennesima scena di violenza, è intervenuta per sottrarre sua madre dalle botte.
Una storia di abusi e maltrattamento iniziata quando la giovane era ancora in Cecenia: “Ci ha sempre picchiate. In Cecenia, quando ero piccola, era ancora peggio. Lui praticava arti marziali, conosceva la boxe e il karate. Se la prendeva soprattutto con me e mia madre, con i miei fratelli alzava le mani solo se intervenivano nelle discussioni”.