Alfio Torrisi, firmata la rogatoria internazionale per l’autopsia. La famiglia: “Stava benissimo, vogliamo la verità”
Il Ministro Carlo Nordio ha firmato la rogatoria internazionale con cui si chiede al governo delle Bahamas, di poter aver accesso ai documenti relativi all’autopsia svolta sul corpo di Alfio Torrisi.
Arriva finalmente una buona notizia per la famiglia di Alfio Torrisi, il falegname siciliano morto su una nave da crociera in cui lavorava alle Bahamas. Una storia avvolta dal mistero fin dall’inizio, ovvero dal momento in cui il suo cadavere è ritornato in Italia privo di organi.
Una scelta fatta dal governo delle Bahamas che ha effettuato l’autopsia sul luogo, per poi disporre la rimozione degli organi subito dopo. Una scelta che ha mandato su tutte le furie i familiari dell’uomo, che cercano ancora di capire cosa possa essergli successo. E in questi giorni, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato una rogatoria internazionale chiedendo al paese caraibico di poter avere pieno accesso a tutta la documentazione prodotta dai medici legali dopo gli esami autoptici.
Ma i familiari di Torrisi coltivano una speranza in particolare, che ritengono possa essere decisiva per fare luce sulla sua morte, una copia del vetrino anatomo – istologico raccolto nel corso dell’esame post mortem. E questo adesso diventa possibile, in quanto la richiesta che era stata avanzata dalla Procura di Catania, doveva avere, trattandosi di una richiesta a una paese internazionale, il beneplacito del Ministro Nordio.
I familiari di Alfio Torrisi: “Vogliamo sapere se sia morto di lavoro”
Per i parenti si tratta di un primo passo alla ricerca della verità, considerato che oltretutto la procura italiana ha aperto un fascicolo per omicidio colposo per la morte di Torrisi: “Stava benissimo, era sano, ha lasciato una moglie e un bambino, siamo tutti distrutti. Vogliamo sapere se sia morto di lavoro” .
Adesso, come hanno dichiarato i legali della sua famiglia, è essenziale che non passi troppo tempo: “Come legali non mancheremo di esercitare ogni azione utile perché si arrivi in tempi ragionevoli all’accertamento della verità e alla punizione degli eventuali colpevoli” spiegano gli avvocati dei parenti del 54enne”.
Gli avvocati difensori della ditta per cui lavorava il falegname sulla nave da crociera, continuano a negare qualunque coinvolgimento sulla sua morte: “In sede di conferimento dell’incarico peritale, il medico legale ha chiaramente esplicitato a tutte le parti che tale circostanza era già ordinariamente prevedibile a fronte dell’utilizzo, in occasione dell’autopsia effettuata alle Bahamas, della tecnica autoptica meglio nota come di “Letulle en masse”, comportante il prelievo in blocco, cioè in massa, di tutti gli organi”.