Emerge un nuovo particolare nell’omicidio di Akhyad Sulaev, ucciso dalla figlia dopo una violenta lite in casa.
Era il 1 Marzo del 2024 quando Akhyad Sulaev, un uomo di 50 anni, era stato ucciso dalla figlia Makka durante una violenta lite. Una storia che era balzata subito agli onori ella cronaca nazionale, perchè fin dalle prime ricostruzioni, emergeva un’omicidio a cui la giovane era stata costretta per difendere lei e la madre, vessate e maltrattate dal padre da tantissimi anni, ancora prima del loro arrivo in Italia.
La ragazza si trova adesso in una comunità protetta e in questi giorni ha rilasciato un’intervista ad alcuni giornalisti che le hanno fatto visita, dichiarandosi pentito di aver ucciso il proprio genitore, ma rivendicando al contempo la violenza di cui lei e la madre sono state vittime: “Sono intervenuta per difendere mia madre e a quel punto papà mi ha inseguita e preso a pugni, per questo l’ho ucciso. Non volevo farlo, mi sono difesa”.
Ma non solo, perché uno dei particolari emersi durante il suo colloquio con i giornalisti, e che quel famoso diario che gli inquirenti hanno trovato nella sua stanza, e in cui venivano denunciati gli abusi del padre nei suoi confronti e contro la madre, e anche la preoccupazione per come potessero crescere i loro fratelli in un contesto così violento e patriarcale, non era stato scritto per avere un “luogo” in cui confessare i propri pensieri, come fanno molte adolescenti.
Al contrario Makka ha raccontato di averlo iniziato proprio per lasciare una testimonianza diretta ai carabinieri di quello che stava accadendo, convinta che prima o poi la situazione sarebbe comunque degenerata in tragedia. “Se qualcuno leggerà questa pagina uno dei due sarà morto: o io o lui”, scriveva nel suo diario. E quel giorno davanti alle ennesime minacce del padre e le percosse verso la madre, la giovane ha deciso impulsivamente di prendere un coltello, scagliandosi contro il padre e ferendolo mortalmente.