Alberto Scagni, la rivelazione del suo avvocato: “Nessun agente è intervenuto durante il pestaggio”
Emergono nuovi particolari, dalle dichiarazioni della madre e del suo legale, sul brutale pestaggio subito da Alberto Scagni.
È stata intervistata in questi giorni dalla trasmissione Chi l’Ha Visto Antonella Zarri, la madre di Alberto Scagni, l’uomo finito in carcere per aver ucciso la sorella e pestato brutalmente nei mesi scorsi da alcuni detenuti nel carcere in cui stava scontando la sua pena.
Scagni soffriva da tantissimi anni di gravi problemi mentali, e per questo i genitori hanno sempre sostenuto che l’omicidio di cui si è macchiato, sia in primo luogo una responsabilità dello stato, che li aveva lasciati da soli a gestire una situazione così complessa. Nel corso dell’intervista la donna ha raccontato della brutale aggressione subita dal figlio, rivelando come si è convinta che lo scopo di quel pestaggio non fosse ucciderlo ma ridurlo in una sedia a rotelle: “Queste persone non volevano ammazzarlo perché in quattro ore a mano libera con un bastone uno lo ammazzi. Volevano ridurlo sulla sedia a rotelle, questo è abbastanza evidente”.
La madre di Scagni ha poi raccontato come quella lite sia nata da un detenuto che era rimasto infastidito dal fatto che Scagni parlasse ad alta voce con la sorella defunta tenendo in mano una sua foto. Dopo la condanna per l’uccisione della sorella, Scagni era stato trasferito nel carcere di Sanremo.
L’avvocato di Scagni: “Nessun agente è intervenuto durante l’aggressione”
E il primo errore fatto dalla giustizia è stato quello di non averlo messo in cella da solo, considerato che all’uomo era già stata riconosciuta la semi infermità e dunque non era sicuro farlo convivere con gli altri detenuti. Come ha dichiarato il suo avvocato difensore Alberto Caselli Lapeschi: “La prima responsabilità è stata quella di averlo messo in una cella con detenuti pericolosi, la seconda è che quando l’aggressione è cominciata e si è protratta così a lungo nessuno della penitenziaria è intervenuto per ore”
È stata poi la madre ad entrare nella cella in cui si è consumata l’aggressione: “L’hanno massacrato almeno per tre ore, come hanno detto tutti. Ho visto sangue, scene raccapriccianti. I detenuti di fronte mi hanno detto che hanno cercato di fermarli per tre ore, tutta la notte, ma non hanno fatto niente”