Esplosione Suviana, recuperata la seconda scatola nera: potrebbe essere decisiva per le indagini, ecco perchè
Le forze dell’ordine sono riuscite ad entrare in possesso di una seconda scatola nera della centrale di Bargi, che sarà fondamentale per ricostruire cosa è davvero successo il giorno dell’esplosione.
Ad alcuni giorni di distanza dalla terribile esplosione nella centrale idroelettrica di Bargi sul lago Suviana, che ha provocato la morte di sette persone e diversi feriti, le forze dell’ordine sono riuscite a recuperare la seconda scatola nera che si trovava all’interno dell’impianto. Un passaggio fondamentale per le indagini, in quanto le due scatole nere, aiuteranno gli inquirenti a ricostruire la dinamica di cosa è accaduto nelle ore precedenti l’esplosione, e se vi siano delle responsabilità dirette per questa tragedia.
La prima scatola era stata recuperata alcuni giorni fa, e apparteneva al secondo gruppo di produzione della centrale, quello in cui si è consumato il disastro. La seconda scatola nera recuperata in queste ore invece appartiene al gruppo uno, e permetterà dunque di avere maggiori informazioni per comprendere al meglio cosa sia accaduto quel giorno.
Entrambe sono adesso in possesso della Procura di Bologna, e non resta che attendere i risultati delle analisi che faranno su di esse gli investigatori. Una delle ipotesi che circola in questi giorni, seppur non confermata ufficialmente dalle forze dell’ordine, è che due tecnici dell’impianto, poi morti dopo l’esplosione, Vincenzo Garzillo e Mario Pisani, si fossero accorti che qualcosa non andava, e del pericolo che l’intero impianto stava correndo, ma abbiano scelto comunque di restare nella loro postazioni per provare ad evitare il peggio.
Comandante dei vigili del fuoco: “Alcuni tecnici, nonostante l’allarme, erano impegnati nella gestione dell’emergenza”
E questo potrebbe essere dunque il vero motivo per cui i due tecnici sono stati ritrovati senza vita nelle loro postazioni, nonostante l’allarme di evacuazione che era arrivato pochi minuti prima, in quanto impegnati a gestire un’emergenza la cui gravità era diventata chiara a tutti. Un’ipotesi che sembra convincere anche il comandante dei vigili del fuoco Calogero Turturici: “Uno dei motivi per cui alcune vittime sono state trovate alla loro solita postazione di lavoro potrebbe essere perché erano tecnici impegnati nella gestione dell’emergenza”.