Delitto di Milano, Jhonny Sulejmanovic conosceva i suoi assassini | L’agghiacciante racconto del fratello della vittima
Nuovi particolari sul delitto di Jhonny Sulejmanovic: la vittima avrebbe incontrato i suoi killer ore prima dell’agguato.
Non era la prima volta che Jhonny aveva a che fare con i suoi assassini. Emergono nuovi agghiaccianti dettagli rispetto all’omicidio del 18enne che è stato freddato a colpi di pistola nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 aprile, nella zona del mercato ortofrutticolo di Milano.
I genitori e la compagna della vittima sono stati interpellati dalla questura per testimoniare la loro versione. Ad Alfondo Iadevaia l’incarico di dirigere la squadra mobile di Milano, che sta minuziosamente vagliando le telecamere di sicurezza della zona.
Sembrerebbe che, secondo quanto riportato da Lapresse, la Polizia di Stato coordinata dal pm Addesso abbia indentificato le targhe dei mezzi con cui gli aggressori si erano precipitati più volte in via Varsavia, nel corso della giornata di giovedì.
Infatti, secondo quanto raccontato dal fratello della vittima, Jhonny sarebbe stato preso di mira da un gruppo di bosniaci composto da 5-6 persone, che lo hanno portato fuori dal suo furgone per ucciderlo brutalmente nell’agguato. Resta ora da capire se le targhe utilizzate appartengano a mezzi rubati o intestate ai proprietari.
“Ho visto tutto”: parla il fratello di Jhonny
“Ho visto tutto, lo hanno picchiato, poi sono venuti sotto le finestre. È arrivata una macchina con cinque-sei persone, avevano dei coltelli lunghi e delle pistole, ho visto mio fratello che moriva” hanno raccontato i fratelli di Jhonny ai microfoni di Lapresse.
“Una persona dei palazzi ha chiamato la polizia e sono scappati. Ho visto tutto, mio fratello era per terra, lo picchiavano in 5/6 persone, con delle maschere, a volte coperto. Lui era nel furgone con sua moglie che dormiva“ dice Sara, una delle sorelle che soggiornava nel camper dietro a quello della vittima.
“Conoscevano la macchina. Gli hanno detto ‘andiamo a bere in un bar’, la moglie ha detto di no. Sono arrivato a piedi dal semaforo, ho visto che lo picchiavano, non sapevo che avevano una pistola”. E poi ancora: “Gli ho dato dell’acqua e mi ha detto ‘ti voglio bene”, confermando infine che il gruppo di killer era di nazionalità bosniaca.