La procura di Venezia ha chiuso le indagini sull’omicidio di Giulia Cecchettin e contesta adesso a Turetta anche la premeditazione del delitto.
La Procura di Venezia ha chiuso ufficialmente le indagini per l’omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa alcune mesi fa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta, in un caso che ha tenuto nell’angoscia l’intero paese, in quanto per una settimana i due ex fidanzati risultavano semplicemente scomparsi, e che dopo la confessione di Turetta, arrestato in Germania con un mandato di cattura internazionale mentre tentava la fuga, è diventato uno dei casi simbolo del problema dei femminicidi in Italia.
La vera novità è che i magistrato hanno raccolto elementi sufficienti per contestare al ragazzo anche la premeditazione dell’omicidio. Fino ad adesso infatti, Turetta aveva ammesso fin dall’inizi di aver ucciso la sua ex fidanzata, parlando però sempre di un raptus di follia improvviso che lo aveva assalito quella sera, e portato a compiere un omicidio così atroce.
Una tesi però che non ha mai convinto appieno le forze dell’ordine, per via del ritrovamento di alcuni oggetti, tra cui del nastro isolante, che sembravano invece suggerire come Turetta avesse già programmato da tempo il delitto e si fosse organizzato di conseguenza. Una tesi anche supportata dalle telecamere che lo avevano ripreso girare più volte con la sua macchina, nella piazza in cui avrebbe ucciso qualche giorno dopo Giulia Cecchettin.
L’autopsia ha infatti permesso di stabilire come la 23enne sia morta nella zona industriale di Fossò, dove l’aveva condotta il suo ex fidanzato, dopo che insieme erano andati a cenare in un McDonald. È lì infatti che la Cecchettin è stata aggredita, a pochi metri oltretutto dalla sua abitazione, con diverse coltellate sferrate dal Turetta che le hanno provato uno schock emorragico che le è stato fatale.
Il ragazzo resterà adesso fino al momento del processo, rinchiuso nel Carcere di Verona, in cui si trova dal giorno della sua estradizione dalla Germania all’Italia.