Alessia Pifferi, condannata per la morte di stenti della figlioletta Diana, avrebbe sospeso lo sciopero della fame nel carcere di San Vittore.
Alessia Pifferi non è più in pericolo di vita. La donna, condannata all’ergastolo con l’accusa di omicidio della figlia, avrebbe concluso in queste ore lo sciopero della fame, che si era imposta subito dopo la sentenza, nella giornata di martedì 21 maggio.
Secondo quanto riportato dalla trasmissione Quarto Grado di Mediaset, sarebbero emersi alcune relazioni interne alle dinamiche di San Vittore che documenterebbero delle richieste fatte dall’ergastolana alla direzione del carcere.
In particolare, la 38enne avrebbe chiesto e ottenuto un’ora di palestra al giorno. Una condizione che l’ha ‘costretta’ a terminare lo sciopero della fame, tornando disponibile a nutrirsi a partire dal 23 maggio per sostenere l’attività fisica.
Ricordiamo che Pifferi è stata ritenuta responsabile volontaria per l’omicidio pluriaggravato di Diana, la figlia di 18 mesi lasciata morire di stenti nel luglio 2022. Secondo quanto emerso da una recente visita psicologica, la donna non avrebbe segni di pentimento per quanto accaduto.
La psicologa Alessandra Bramato, incaricata di seguire la condannata in carcere, afferma: “Credo che Alessia non sia in grado di pensare a uno sciopero della fame, ma che si trovi in una situazione depressiva e reattiva di fronte a un processo per lei pesante sotto tutti i punti di vista”
E poi ancora, tornando sul rapporto che avrebbe potuto avere con la bambina: “Con questo processo lei ha capito di essere sola al mondo e che quella bambina era forse l’unica persona che avrebbe potuto starle vicino”.
“Non ho più voglia di vivere“ avrebbe detto Pifferi subito dopo aver ricevuto la sentenza, chiaramente provata dalla situazione e dalla forte presa di posizione della famiglia di origine nei suoi confronti.
Infatti, secondo quanto riportato dall’avvocato Pontenani (incaricata della difesa), la donna “ha pianto molto ed era molto dispiaciuta di aver sentito la sorella e la madre esultare durante la lettura della sentenza, quando il presidente ha detto ‘ergastolo’”.