Arriva una nuova testimonianza che rende ancora più sospetta la versione fornita da Giampiero Gualandi, accusato dell’omicidio di Sofia Stefani
Arriva una nuova testimonianza che sembra rendere ancora più critica la posizione di Giampiero Gualandi, l’ex comandante di 62 anni accusato di aver ucciso l’ex vigilessa Sofia Stefani all’interno della caserma di Anzolo.
È stato l’uomo a dare l’allarme e chiamare subito i soccorsi, raccontando di come, mentre si trovava in una stanza della centrale insieme alla donna, sia partita accidentalmente un colpo, mentre puliva la sua pistola d’ordinanza che ha colpito al petto la Stefani. Una versione però, che fin dalle prime ore non hai mai convinto appieno gli inquirenti. Anche perché, durante le prime indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto, si è scoperto che Gualandi aveva anche una relazione con la donna, che aveva deciso di troncare proprio in quelle settimane.
E come hanno permesso di appurare gli accertamenti condotti sul cellulare dell’uomo in seguito, e le chat e i messaggi che si scambiava, la Stefani non accettava la fine della loro storia sentimentale e continuava ad assillarlo, al punto che l’uomo le aveva scritto più volte quanto questa sua incapacità di accettare la sua decisione, lo stesse portando all’esasperazione.
Elementi che hanno infine permesso alle autorità, di accusare Gualandi di omicidio e di trasferirlo in carcere, ritenendo che vi fossero prove sufficienti a indicarlo come “socialmente pericoloso”.
E nelle ultime ore, è diventata pubblica anche una nuova testimonianza raccolta dagli investigatori, che sembra rendere ancora più critica la posizione di Gualandi. Silvia Fiorini, comandante della Polizia Locale di Anzola, ha infatti dichiarato di non aver mai visto Gialand, che era solito fare spesso visita in caserma ai suoi ex colleghi, armato di pistola oppure intento a ripulirla. Un particolare che rende dunque ancora più anomale la spiegazione fornita dall’uomo di cos’è successo in quella stanza con la Stefani.