C’è una svolta nella morte di Giada Zanola, precipitata nel vuoto da un cavalcavia. Il compagno è stato arrestato con l’accusa di omicidio.
Ci sono degli sviluppi molto importanti sulla morte di Giada Zanola, la donna di 34 anni che nella giornata di mercoledì 29 Maggio 2024, ha perso la vita cadendo da un cavalcavia situato sul tratto dell’autostrada A4 a Vigonza, un paese che si trova in Provincia di Padova. Le forze dell’ordine infatti, dopo le prime indagini, sono convinte che la donna non si sia suicidata e hanno arrestato con l’accusa di omicidio il suo compagno, Andrea Favero.
Nelle prime testimonianze raccolte dagli inquirenti infatti, è emerso come da tempo la coppia fosse in crisi, e anche il giorno della morte della Zanola, vi fosse stata tra i due una lite molto accesa, proprio sul cavalcavia autostradale, che dista oltretutto pochi chilometri dalla loro abitazione. E la tesi degli investigatori è che in preda alla rabbia, sia stato l’uomo a spingere la compagna giù dal cavalcavia, facendola precipitare nel vuoto per oltre quindici metri. Sembra inoltre che nel primo interrogatorio avvenuto dopo l’arresto, il 39enne, che oltretutto aveva con con la donna un figlio di 3 anni, abbia fatto alcune ammissioni che potrebbe essere decisive per la sua incriminazione.
Per il momento, l’uomo è stato trasferito in carcere in attesa che le indagini permettono di ricostruire al meglio la dinamica che ha portato la Zanola a perdere la vita. Il cadavere della donna è stato ritrovato da alcuni passanti nelle prime ore della mattinata di mercoledì, dopo che era purtroppo investito da alcune macchine, o questa quantomeno, è la tesi che è emersa dalla prima autopsia sul corpo che ha trovate altre lesioni, oltre a quella causata dalla caduta dal cavalcavia.
L’autostrada è rimasta bloccata per diverse ore, affinché il suo corpo fosse trasportato via e gli inquirenti potessero iniziare con i primi accertamenti. Sempre dagli esami autoptici sono poi emersi degli elementi che hanno spinta sempre di più le forze dell’ordine ad indagare sul compagno, in quanto sul suo corpo, sono stati trovati lividi ed escoriazioni che secondo il medico legale, potrebbero essere riconducibili ad episodi di violenza di cui era stata vittima la donna nei giorni precedenti la morte. Sembra poi che in quelle settimane, il suo compagno fosse particolarmente preoccupato che, a causa della crisi coniugale che stavano attraversando, gli fosse impedito di vedere il figlio di 3 anni.