Svolta sulla morte di Stefano Cucchi, tre carabinieri finiscono sotto processo
La Procura ha deciso di procedere all’incriminazione di tre carabinieri con l’accusa di essere coinvolti nel depistaggio fatto dopo la sua morte.
C’è una novità che è arrivata in questi giorni sul caso sdi Stefano Cucchi, l’uomo ucciso all’interno dell’ospedale Pertini nell’ottobre del 2009, dopo settimane di agonia dovute a un violento pestaggio che aveva subito mentre si trovava in carcere.
Un caso che ha fatto discutere per anni l’intera nazione sugli abusi perpetuati dalle forze dell’ordine, grazie anche alla battagli condotta dalla sorella del ragazzo, Ilaria Cucchi, che ha fatto che si accendessero i riflettori sono sul singolo omicidio di suo fratello, ma su un tema, quello della violenza all’interno delle forze dell’ordine, che fino a quel momento veniva fin troppo sottovalutato dallo stato. E adesso, a distanza di più di dieci anni dalla morte di Cucchi, altri tre carabinieri sono finiti sotto processo.
La procura ha infatti accusato formalmente tre esponenti delle forze dell’ordine di dichiarazioni false e depistaggio sulla morte del giovane. la Procura ha incriminato Maurizio Bertolino, che ai tempi della morte di Cucchi ricopriva il ruolo di maresciallo alla stazione di Tor Sapienza, Fortunato Prospero, all’epoca dei fatti capitano e comandante della sezione infortunistica dell’Arma, e Giuseppe Perri, ex maresciallo.
Ilaria Cucchi: “Adesso che sono una donna delle istituzione, cresce in me la rabbia”
Una decisione che convince Ilaria Cucchi che ritiene che non sia ancora emersa tutta la verità sulla morte del fratello a seguito del brutale pestaggio subito, e che vi siano anche altri ufficiali delle forze dell’ordine coinvolte: “Ancora sottufficiali ed ufficiali imputati. Ora sono una donna delle istituzioni e cresce ancor di più in me lo sconcerto e la rabbia per il vilipendio alla divisa dell’Arma fatto da chi si ostina ad interpretare in questo modo lo spirito di corpo vedendo la Magistratura come un nemico ed ostacolandola nel suo legittimo e doveroso esercizio”.