Omicidio Saman Abbas, arrestata la madre dopo tre anni di latitanza
È riuscita a nascondersi per tre anni, ma alla fine gli inquirenti italiani sono riusciti a rintracciarla in un villaggio del Pakistan
Dopo una latitanza durata quasi tre anni, Nazia Shaheen , madre di Saman Abbas condannato all’ergastolo in Italia per aver partecipato all’assassino della figlia, in uno dei casi di cronaca più noti e seguiti della nazione, è stata arrestata in Pakistan. La sentenza di condanna nei suoi confronti era arrivata dalla Corte di Assise di Reggio Emilia, insieme a quella del marito, lo scorso dicembre 2023.
La donna era scappata via dall’Italia insieme al compagno il 1 Maggio 2021, il giorno dopo l’omicidio di Samman Habbas. Immediatamente le indagini avevano indirizzato gli inquirenti a ritenere che la giovane fosse stata uccisa dai suoi familiari, ed era scattato un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti. Saman Abbas aveva 18 anni la notte in cui è stata uccisa, tra il 30 Aprile e il 1 Maggio 2024. Il padre era stato individuato e fermato dalle autorità pochi mesi dopo il delitto, ritrovato in Pakistan ed estradato subito nel nostro paese, mentre la donna era riuscita a far perdere subito le sue tracce.
Le indagini coordinate dal procuratore di Reggio Emilia Gaetano Paci non si sono mai fermate, dopo tre anni, la donna è stata finalmente ritrovata nascosta in un villaggio della nazione, per essere ricondotta in Italia nei prossimi giorni. L’arresto è stato infatti già convalidato e si attendono soltanto adesso alcune formalità burocratiche, tra cui una visita medica a cui dovrò sottoporsi nella nazionale, affinché possa essere poi imbarcata in Italia per scontare la sua condanna. La prossima udienza è fissata adesso per il 12 Giugno 2024.
La Procura sospetta sia stata lei ad uccidere materialmente la figlia
La donna inoltre, secondo quanto scritto dai giudici nella sentenza di condanna, è sospettata di esser stata lei ad essere l’esecutrice materiale dell’omicidio della figlia, dopo averlo concordato con il marito. Ciò che ha sorpreso molti, nelle motivazioni della sentenza, è il fatto che i giudici sostengono che la ragazza non sia stata uccisa in quanto si era rifiutata di sottostare ad un matrimonio combinato, come si è ipotizzato per lungo tempo, ma che questo sia accaduto per il timore che potesse scappare e allontanarsi dalla sua famiglia, come era già accaduto una volta in passato.