Svelato il giallo dell’ucraino ucciso a Bologna: il suo assassino confessa tutto, ecco cos’è successo
Si tratta di un 40enne connazionale della vittima, che ha ammesso l’omicidio agli inquirenti spiegando che l’uomo era l’amante di sua moglie.
Il Gip d Bologna ha deciso di incriminare formalmente Andriy Borysyak, un uomo di 38 anni accusato dell’omicidio del 40enne Roman Matvieiev, suo connazionale vicino. Per lui è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare anche perchè sembra che l’uomo durante il primo interrogatorio con gli investigatori abbia ammesso l’omicidio, raccontando di aver agito per gelosia, in quanto la vittima aveva una relazione sentimentale clandestina con la moglie.
Matvieiev è stato ritrovato in una pozza di sangue nel suo appartamento a Bologna dal suo coinquilino, che lo aveva ritrovato morente nell’ingresso della loro abitazione chiamando subito i soccorsi, ma purtroppo per l’uom non c’era più nulla da fare ed è deceduto poco dopo il trasferimento in ospedale. È stato decisivo per gli inquirenti acquisire i video delle telecamere di videosorveglianza che hanno mostrato Borysyak, uscire dal palazzo nei minuti successivi a quando è avvenuto l’omicidio.
Da lì è partito il fermo nei suoi confronti con l’uomo che ha ammesso tutto davanti ai poliziotti della squadra Mobile di Bologna e al pubblico ministero. Il 38enne ha raccontato che quel giorno aveva deciso di incontrare la vittima per capire se davvero era diventato l’amante della moglie, ma che in realtà era solo un pretesto per ucciderla.
La ricostruzione dell’omicidio fatta dagli inquirenti
Nella prima ricostruzione fatta anche in base alla sua testimonianza dalle forze dell’ordine, non appena l’uomo gli ha aperto la porta di casa, lui lo ha subito aggredito colpendolo con una chiave inglese che gli ha spaccato la testa. Una violenza durata meno di due minuti, con Borysyak che è scappato subito dopo come dimostrano i filmati delle telecamere della zona.
La vittima sarebbe poi stata ritrovato poco dopo dal suo coinquilino, e già dopo i primi accertamenti, gli inquirenti si erano resi conti che una delle porte di uscita verso l’esterno del condomino eran aperte, sospettando fin da subito che potesse una traccia del passaggio del suo assassino.