Uno dei due indagati fermati per l’omicidio del 17enne a Pescara, ha rccontato di essere stato testimone dell’omicido causato da un debito di droga.
Emergono nuovi particolari sull’omicidio di una giovane ragazzo di Pescara, trovato senza vita da un passante vicino ad un parco della città nei giorni scorsi. Subito dopo che erano iniziate le indagini infatti, gli inquirenti avevano scoperto che quella zona era un punto di riferimento per i baby spacciatori del paese, e dunque si era fatto largo l’ipotesi che la sua morte fosse riconducibile a una regolamento di conti a causa della droga.
Una pista che, in base alle testimonianze raccolte nelle ultime ore, sembra essersi dimostrata fondata. Gli inquirenti hanno infatti dichiarato in queste ore che è molto probabile che il giovane, ucciso in modo brutale con circa venticinque coltellate, sia stato ucciso a causa di un debito di droga che non aveva ripagato. E ci sono infatti due ragazzi fermati adesso: si tratta di due liceali che provengono dalla borghesia di Pescara e che sono stati sentiti nella giornata di ieri, 24 Giugno 2024 dalla Procura per Minorenni dell’Aquila.
E uno ei due indagati avrebbe ammesso di essere stato spettatore di questo brutale omicidio, raccontando come la vittima si fosse recata insieme a loro nei pressi di un silos vicino al parco: “Quando siamo arrivati, M. ha continuato ad accoltellarlo. Hanno detto che M. gli ha dato quindici coltellate e C., che poi ha preso il coltello con una lama nera, gliene ha date altre dieci. Io mi sono allontanato e sono andato dagli altri”.
Ma il particolare più agghiacciante arrivato subito dopo, quando il giovane racconta di come hanno continuato a infierire sul corpo, nonostante il ragazzo avesse già subito oltre dieci coltellate: “Faceva dei versi: era quasi morto, e loro gli dicevano di stare zitto”. Al delitto inoltre non avrebbe partecipato soltanto colui che era in credito con il 17enne, ma anche un suo amico, intervenuto per dargli manforte e che avrebbe rifiato al giovane altre dieci coltellate.