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Perseguitato e costretto a rovistare tra i rifiuti per non morire fame, condannata la madre: “Era come nei lager”

Picchiava il figlio e lo lasciava morire di fame: condannata la madre
Picchiava il figlio e lo lasciava morire di fame: condannata la madre (DepositPHotos) – Spynews.it

La vicenda risale a tre anni fa, e sono stati i vicini a denunciare le condizioni del giovane, affetto da disabilità mentale, alle forze dell’ordine.

Ci sono voluti tre anni ma alla fine il Tribunale di Torino, ha condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione una madre e il suo compagno per aver abbandonato il figli disabile, vittima di violenze durate anni e costretto a procurarsi il cibo rovistando nei rifiuti per non morire di fame.

Erano stati i vicini della coppia a dare l’allarme e a far scattare la denuncia nei loro confronti, e le frasi con cui il pm ha motivato l’arresto, mostrano quanto fossero profonde le vessazioni e lo stato di abbandono in cui la donna aveva deciso di lasciare il figlio, aggiungendo che per fortuna, la segnalazione alle forze dell’ordine è arrivata in tempo, perché fosse passato qualche altro giorno il ragazzo poteva anche morire a causa della profonda denutrizione che stava patendo. Il pm ha infatti dichiarato nella sua requisitoria: A 20 anni pesava 30 kg, era pelle e ossa come chi era nei lager.Era ridotto così pelle e ossa che io ho visto immagini del genere solo nei campi di concentramento”.

Dopo la denuncia fatta dai vicini, le forze dell’ordine si erano immediatamente recate sul luogo e al loro arrivo non aveva potuto far altro che constatare amaramente come il ragazzo fosse magrissimo e denutrito, e pieno di lividi su tutto il corpo, causati, come stabiliranno in seguito le indagini, dalle percosse ricevute dalla madre dal compagno, che spesso lo legavano anche con delle corde.

Il ragazzo è stato in fin di vita per due mesi
Il ragazzo è stato in fin di vita per due mesi (DepositPHotos) – Spynews.it

Il ragazzo è stato in fin di vita in ospedale per due mesi

A quel punto, era stato subito ricoverato in ospedale, dove ci era rimasto per due mesi in condizioni molto critiche, al punto che gli stessi medici non potevano garantire che sarebbe riuscito a sopravvivere. Nel corso del processo, l’accusa si è poi soffermata anche sulle violenze ricevute negli anni dalla madre che spesso lo legava al al letto “con cinghie, sopraffazioni, privazioni materiali di cibo”, costringendolo a vivere in condizioni igieniche semplicemente inesistenti, al punto che quando gli inquirenti lo hanno ritrovato, aveva persino dei vermi che uscivano dalle sue orecchie.

La donna si è difesa durante il processo sostenendo che non aveva tempo per occuparsi del giovane in quanto doveva lavorare, ma questo non le è servito per evitare la condanna e perdere la potestà del figlio.