Sembrano esserci sempre meno dubbi sul fatto che Alex Marangon sia stato ucciso, e non invece morto in seguito ad una fatalità come si ipotizzava all’inizio.
Non si fermano le indagini per appurare cosa sia realmente accaduto ad Alex Marangon, il giovane barista di 26 anni trovato morto su un isolotto del fiume Piave, dopo essersi allontanato durante la notte da una festa a cui aveva partecipato nell’Abbazia sconsacrata di Vidor.
Inizialmente, l’ipotesi degli inquirenti è che il ragazzo fosse caduto accidentalmente mentre faceva una passeggiata in solitaria nel fiume Pieve, tesi avvalorata grazie alla testimonianza resa da un amico di Marangon, che aveva raccontato come a quella festa si era svolto anche un rituale in cui veniva consumata una sostanza allucinogena molto potente, l’ayahuasca.
E dunque il sospetto è che il giovane fosse morto in seguito a una tragica fatalità, perdendo l’equilibrio mentre camminava, forse stordito dalla droga che aveva assunto. Ma gli esami autoptici hanno poi rivelato un’altra verità: Marangon è stato brutalmente aggredito, colpito diverse volte alla testa, prima di cadere da un terrapieno nel fiume Piave.
E adesso i carabinieri stanno indagando per ricostruire cosa sia accaduto al 26enne quella notte, e da chi possa essere stato aggredito. I familiari del ragazzo, hanno fatto sapere tramite il loro legale Nicodemo Gentile, che non credono alla versione fornita dai partecipanti alla festa, secondo cui Marangon si sarebbe allontanato volontariamente nel cuore della notte dall’Abbazia per fare una passeggiata.
Nicodemo ha infatti dichiarato: “Dicono che hanno sentito un tuffo dal belvedere dell’abbazia e alcuni hanno detto di aver sentito un grido e un tonfo. Perché allora non lo hanno cercato subito la sotto invece di cercarlo nei paraggi dell’edificio?”. L’altro legale della famiglia invece, Stefano Tigani, si è invece occupato di esporre cosa è realmente emerso dagli esami sul corpo fatti sul giovane: “Dall’autopsia finora sono emerse lesioni, anche mortali, inferte da qualcuno. Se c’è un assassino la famiglia si aspetta che venga trovato”.
L’ipotesi che il ragazzo sia comunque caduto accidentalmente in seguito ad una colluttazione non è da escludere, anche se c’è un particolare emerso nei giorni scorsi che fa propendere gli investigatori verso un’altra tesi: sembra infatti che dal borsello del 26enne manchino circa cinquecento euro, e dunque potrebbe essere stato ucciso volontariamente per poi essere derubato.