Colpo di scena nella morte di Alex Marangon: “Era nervoso ma non aveva assunto droghe”
Arrivano delle importanti dichiarazioni dal curatore colombiano che ha organizzato la festa in cui ha perso la vita il 26enne Alex Marangon.
Arriva un vero e proprio colpo di scena sul caso di Alex Marangon, il barista di 26 anni trovato senza nel fiume Pieve, il giorno dopo aver partecipato a una festa che si era tenuta nell’abbazia di Vidor. A un certo punto della notte, avevano in seguito raccontato le altre persone che avevano partecipato al party, pernottando lì, Marangon si era infatti allontanato per fare una passeggiata.
Al mattino, dopo che ci si era accorti che non aveva fatto ritorno, i ragazzi avevano a quel punto avvisato le forze dell’ordine denunciandone la scomparsa, e dopo alcune ore di ricerca, il suo corpo era stato ritrovato su un isolotto del fiume. Si era poi scoperto che la sera prima, durante la festa, si era svolto un rituale a base di ayahuasca, una potente sostanza allucinogena, a cui aveva preso parte anche il ragazzo. La prima ipotesi delle forze dell’ordine era stata allora quella che Marangon, probabilmente stordito dall’assunzione di questa sostanza stupefacente, fosse andato a fare una passeggiata in solitaria, per poi cadere accidentalmente dal terrapiano del fiume.
L’autopsia fatta però sul corpo del 26enne aveva poi portato alla luce un’altra verità: dagli esami disposti sul corpo, è infatti risultato che il giovane prima di finire nel fiume era stato brutalmente aggredito, e da quel momento in poi era stato aperto un fascicolo per omicidio. nei primi giorni di indagine, il curatore Jhonni Benavides, colui che insieme ad un altro socio, aveva organizzato la festa è il rituale a cui prendere parte, era irrintracciabile. Dopo alcuni giorni però, le forze dell’ordine sono riuscite a entrare in contatto con lui, e l’uomo ha dichiarato che quella sera Alex Marangon, non aveva assunto droghe.
Cosa ha raccontato il curatore colombiano agli inquirenti
Il curatore di origini colombiane ha spiegato che quella sera non era prevista l’assunzione di droghe ma invece di erbe non psichedeliche utilizzate come purganti. E sembra che il ragazzo dopo aver provato le erbe, abbia reagito male: “Era nervoso, provava a dire qualcosa. Può succedere che le persone si innervosiscano durante questi riti, non sono medicine per tutti, quelle della cultura sciamanica precolombiana. Bisogna prepararsi. Si attraversano cose che si hanno dentro e questo fatto può generare conflitto, confusione. Il purgante non è psichedelico ma può far espellere rabbia o altri sentimenti forti, la persona non dimostra l’ira, per esempio, ma se ne libera”.