Sono stati pubblicati nuovi stralci della prima confessione resa da Filippo Turetta agli inquirenti, subito dopo il suo arresto.
Sono diventati pubblici negli ultimi giorni, alcuni stralci del primo interrogatorio di Filippo Turetta con i magistrati nel carcere di Verona, avvenuto pochissimo tempo dopo il suo arresto in Germania. In quel primo confronto infatti, Turetta confessò quella tremenda verità a cui gli inquirenti e l’opinione pubblica erano arrivato ormai da diversi giorni: era stato lui infatti ad uccidere l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, tentando poi una fuga disperata che lo aveva portato lontano dall’Italia.
Un caso di femminicidio che aveva scosso l’intera nazione, che in pochi giorni era passata a legegre sui giornali del caso dei due ex fidanzati scomparsi, all’ennesimo omicidio fomentato da gelosia e possesso nel momento in cui venne ritrovato il corpo della 22enne. E agli inquirenti in quel primo interrogatorio arrivato il 1 Dicembre 2023, Turetta ha raccontato nei dettagli proprio cos’è accaduto quell’11 Novembre dello scorso anno in cui ha perso il controllo (Almeno secondo la sua versione, dato che resta per lui in piedi l’accusa di premeditazione del delitto), finendo per uccidere la persone che dichiarava di amare più di ogni altra cosa.
Dopo aver cenato in un centro commerciale, il giovane ha raccontato di aver iniziato, intorno alle 23, una lite con la Cecchettin che lo aveva iniziato a definire “invadente” e “appiccicoso”. La ragazza ha dunque iniziato a chiedergli maggiore distanza: “Mi ha iniziato a parlare del fatto che dovevo smetterla di farle regali, di dedicarmi così tanto a lei, perché ero ancora troppo dipendente, troppo attaccato, troppo appiccicoso con lei dovevo… a lei non facevano più piacere i regali, anzi, le davano abbastanza fastidio e non voleva più, insomma, continuare con queste cose, e a vederci”.
Turetta inizia a quel punto ad agitarsi, consapevole che la sua ex vuole chiudere definitivamente i rapporti con lui: “Ero molto arrabbiato. Prima di uscire anche io ho preso un coltello dalla parte posteriore del sedile del guidatore. L’ho rincorsa, l’ho afferrata per un braccio tenendo il coltello nella destra. Lei urlava: ‘Aiuto’ ed è caduta. Mi sono abbassato su di lei, le ho dato un colpo sul braccio. Mi pare di ricordare che il coltello si sia rotto subito dopo. L’ho presa per le spalle mentre era per terra. Lei resisteva, ha sbattuto la testa. L’ho caricata sul sedile posteriore”.