Continua l’udienza di Ciro Grillo davanti al pm, nel procso che lo vede coinvolto con l’accusa di stupro insieme ad altri tre coetanei.
È ricominciato il processo nel tribunale di Tempio Pausania a Ciro Grillo, il figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, accusati insieme ad altri suoi coetanei, di stupro di gruppo nei confronti di una ragazza. E proprio Grillo terminerà nella giornata di oggi la sua deposizione davanti ai giudici iniziata nel mese di Giugno, e che si è composto di due lunghissime udienze nel quale il ragazzo ha risposto alle domande poste dal pubblico ministero Gregorio Capasso, per difendersi dalle gravi accuse che gli sono state rivolte.
Al pm, Ciro Grillo ha ammesso di aver avuto un rapporto sessuale con la vittima, sostenendo però che si sia trattato di sesso consenziente. Una versione attaccata in questi giorni da Giulia Bongiorno, l’avvocatessa che difende la ragazza che ha sporto denuncia, e che ha rispedito al mittente le dichiarazioni del giovane, avanzando anche alcuni sospetti: “Posso dire che non è chiaro perché di fronte ad accusa così gravi non sia stata fatta una denuncia contro la mia assistita”.
La Bongiorno ha anche aggiunto che nelle ultime settimane “sono emerse delle novità, dei punti oscuri, molto oscuri”. La sua assistita smentisce oltretutto, come ha dichiarato la legale, la versione secondo cui si sia trattato di un rapporto sessuale consenziente tra lei e i quattro ragazzi.
La ragazza ha raccontato invece di aver subito un vero e proprio stupro, in cui dopo aver accettat l’invito di andare a casa del gruppo di ragazzi, ha finito per diventare vittima di violenza, venendo a un certo punto trascinata per i capelli e costretta ad avere un primo rapporto orale con due dei ragazzi coinvolto nel loro letto, Subito dopo sarebbe stata portata n doccia, dove i ragazzi avrebbero continuato a picchiarla ed abusare di lei.
La ragazza ha anche raccontato che, dopo alcuni giorni di shock e stordimento, sarebbe poi riuscita a confessare alla madre la violenza subita, andando a denunciare il fatto alle forze dell’ordine nove giorni dopo.