Omicidio Cecchettin, dal primo colloquio di Turetta con il padre emerge un particolare decisivo
Il colloquio tra Turetta e i suoi genitori è finito agli atti del processo per via di un’ammissione fatta dal giovane al padre.
Hanno scatenato un mare di polemiche le dichiarazioni pubblicate da alcuni giornali, che riportavano il primo colloquio avuto in carcere, dopo l’arresto in Germania, tra Filippo Turetta e i suoi genitori. A finire nel mirino dell’opinione pubbliche sono state infatti alcune frasi che il padre ha rivolto al ragazzo, nel tentativo forse di fargli forza: “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico, ci sono altri 200 femminicidi”.
Frasi che hanno scatenato l’indignazione di massa e per cui l’uomo si è subito scusato, spiegando che in quel momento aveva paura che il figlio si suicidasse. Va anche detto che un colloquio così sensibile non doveva divenire pubblico, e comprendere le dinamiche di una famiglia che deve affrontare un dramma come quello di un figlio che finisce in carcere per un femminicidio diventato famoso in tutta la nazione, non è certo il ruolo della stampa e del giornalismo.
Ed è proprio sulla base di queste considerazioni, che l’Ordine di Venezia degli avvocati ha stigmatizzato la pubblicazione di questi colloqui, che vanno a ledere la privacy e i diritti della famiglia Turetta. Questi dialoghi sono però finiti agli atti per un motivo ben preciso, ovvero per la risposta che ha dato il 22enne al padre dopo queste affermazioni, e che i magistrati hanno intenzione di utilizzare in tribunale.
Cosa ha risposto Filippo Turetta al padre
C’è infatti un altro passaggio in cui il padre prova a convincerlo del fatto che è stato vittima di un raptus che non poteva in alcun modo controllare. Frasi a cui il ragazzo sembra rispondere in modo negativo. “Non è così” sussurra al padre, lasciando dunque intendere in quel momento che a differenza di quello che sosteneva, non era stato vittima di un momento di follia nell’uccidere la sua ex fidanzata, ma si considerasse invece in grado di intendere e di volere.
Il processo a Filippo Turetta inizierà il 23 Settembre davanti alla Corte d’Assise di Venezia e il collegio sarà presieduto dal giudice Stefano Manduzio. L’accusa per il 22enne è quella di omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, sequestro di persona, stalking e occultamento di cadavere.