Omicidio Nicoleta Rotaru, nuove accuse contro il marito: “Lei veniva al lavoro con ferite e escoriazioni”
Dopo che il marito è stato incriminato per omicidio dalla Procura, emergono nuove testimonianze da amici e conoscenti della donna sulle violenze che era costretta a subire dal compagno.
Continuano le indagini sulla morte di Nicoleta Rotaru, dopo che la Procura nei giorni scorsi, a distanza di un anno dalla sua morte, ha incriminato formalmente il marito Zorzi per il suo omicidio. Era stato lui a dare l’allarme alle forze dell’ordine nell’agosto del 2023 spiegando che la moglie si era chiusa in bagno e che temeva per la sua incolumità.
A quel punto i sanitari si erano immediatamente recati nella loro abitazione, e dopo aver sfondato la porta del bagno, avevano trovato la donna già purtroppo priva di vita, con una cintura stretta intorno al collo. La prima ipotesi formulata dagli inquirenti era che la Rotaru si fosse suicidata, ma già nei gironi seguenti era emerso un particolare che aveva insospettito gli investigatori. I sanitari avevano infatti raccontato, dopo il loro intervento, che era stato molto facile sfondare la porta, e dunque restava il dubbio del perché non ci avesse provato anche il marito.
A questo si erano poi aggiunte le testimonianze dei familiari della vittima, che raccontavano di come il rapporto di coppia tra i due fosse molto burrascoso. Ma la prova regina che ha portato all’incriminazione del compagno è stato il cellulare della vittima, trovato quel giorno sulla scena del delitto scarico e trasferito poi tra i reperti da analizzare. La donna infatti aveva iniziato da diverso tempo a filmare le violenze del marito. Una verità emersa nel momento in cui il suo smartphone è stato analizzato, con la Rotaru che aveva deciso di registrare anche la lite che l’aveva infine condotta alla morte.
Il datore di lavoro della Rotaru: “Il custode ci ha detto che Zori ha distrutto la sua tomba”
Intanto però emergono nuovi particolari sul fatto che molti amici e conoscenti della donna fossero a conoscenza delle violenze che subiva dal marito. La Rotaru lavorava all’interno di una pelletteria e il suo datore di lavoro ha raccontato di come tutti fossero a conoscenza delle violenze che subiva: “Veniva al lavoro con ferite, escoriazioni molto gravi. Ci faceva sentire gli audio in cui lui urlava. Il giorno prima di morire ha raccontato che mentre riposava a letto, lui la fissava”. Ma non solo, perché l’uomo ha anche dichiarato di essere andato a visitare la tomba dopo la sua morte, facendo così una scoperta che lo ha turbato: “Qualche giorno dopo il funerale, sono andato al cimitero a trovarla. La sua tomba era distrutta, la foto era rotta e i fiori coprivano il nome. Il custode ci ha detto che era stato Zorzi. Noi non abbiamo le prove, ma di lui non ci siamo mai fidati”.