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Omicidio Giada Zanola, non aveva denunciato il marito per paura di perdere il figlio

I funerali di Giada Zanola (ANSA) – Spynews.it

Emergono nuovi particolari sulla posizione di Andrea Favero, dopo che è diventato pubblico l’interrogatorio dell’uomo con cui la Zanola aveva iniziato una relazione.

Negli ultimi giorni, sono stati pubblicati dei nuovi particolari sulla morte di Giada Zanola, la donna di 33 che il 29 maggio del 2024, è precipitata da un cavalcavia perdendo la vita. Inizialmente, gli inquirenti avevano ipotizzato che la donna si fosse suicidata, ma dopo aver ascoltato e ritenuto contraddittorie le dichiarazioni rilasciate dal marito Andrea Favero, la Procura ha deciso di aprire un fascicolo per omicidio che ha poi portato all’incarcerazione dell’uomo.

Favero infatti, dopo i primi interrogatori, ha ammesso che era con la moglie vicino al cavalcavia la sera in cui è morta, affermando poi di non ricordare più nulla di quella sera. Gli esami tossicologici hanno poi aumentato i sospetti sull’uomo, perché nel corpo della Zanola sono stati trovati dei sedativi. La donna però, a quanto raccontano gli amici, non era solito assumerli, non aveva prescrizione medica, e già da tempo aveva confidato ad alcune amiche che aveva il sospetto di essere drogata da Favero.

E adesso emerge un nuovo particolare: la Zanola subiva infatti da tempo la violenza del marito ma non lo aveva mai denunciato perché temeva che il conseguente intervento dei servizi sociali, potesse farle perdere la custodia del figlio. La 33enne aveva inoltre iniziato da un po ‘di tempo una relazione con un uomo di nome Renato che è stato ascoltato di recente dai magistrati. L’uomo ha raccontato che la Zanola “restava a vivere con Andrea per via del figlio, che per lei aveva la priorità su tutto”, e che Favero era manesco e l’aveva presa per il collo una volta prima della nascita del figlio e una volta dopo”.

Corteo per Giada Zanola (ANSA) – Spynews.it

I risultati definitivi degli esami tossicologici potrebbero essere decisivi

Potrebbero adesso essere decisivi la conferma definitiva degli esami tossicologici, che in prima istanza, hanno rilevato tracce di benzodiazepine sul corpo della donna. Per quanto avesse sofferto in passato di problemi psicologici, il fatto che non avesse mai ricevuto prescrizioni in quel periodo, unito ai sospetti che aveva confidato all’amica sulla possibilità che il marito la drogasse, possono andare a costituire un quadro indiziario molto importante nei confronti di Favero.

Inoltre, sia i familiari che gli amici della Zanola, hanno ripetuto più volte davanti ai magistrati che la 33enne non aveva manifestato la volontà di suicidarsi.

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