Secondo le prime ricostruzioni è stato il 13enne, mentre la sorella avvisava i vicini, a bloccare il padre mentre tentava di fuggire.
Una tragedia che non nasce dal nulla, ma che affonda le radici in due anni fatti di continui litigi e urla che venivano ascoltate da tutti coloro che vivono in zona. Questo è il quadro che sta emergendo nelle indagini sull’omicidio di Roua, la donna di 34 anni assassinata dall’ex marito nel quartiere Barriera di di Milano a Torino in cui viveva.
L’uomo stava scontando un divieto di avvicinamento nei confronti della donna ed era per questo munito di braccialetto elettronico dal mese di Agosto, quando il giudice aveva accolto la denuncia della sua ex moglie. Resta ancora però da capire come mai la notte in cui l’uomo ha deciso di uccidere la donna, il dispositivo non abbia funzionato e dato l’allarme alle forze dell’ordine. Da quanto emerge da una prima ricostruzione dei fatti, l’uomo ha atteso vicino casa l’arrivo della 34enne per poi accoltellarla e provare a darsi alla fuga. Sembra che sia stato fermato dal figlio della coppia di 13 anni che insieme alla sorella 12enne, ha assistito impotente all’omicidio della madre.
Entrambi hanno cercato da subito di aiutare la madre avvisando i vicini di casa, che hanno ritrovato Roua in una pozza di sangue. A quel punto, è stato subito allertato il 118, anche se le condizioni della donna al loro arrivo erano già disperate.
Agli inquirenti, il vicino di casa ha poi raccontato che più di una volta aveva sentito la coppia litigare in modo violento: “Non sono mai intervenuto perché urlavano in una lingua che non capivo. Lei litigava spesso con l’ex, gridavano a tutte le ore. Con il senno di poi avrei dovuto fare qualcosa prima”. È stato grazie al 13enne che ha bloccato e impedito la fuga del padre, che le forze dell’ordine sono riuscite subito ad arrestare l’uomo. Purtroppo, la madre è morta poco dopo l’arrivo all’ospedale Giovanni Bosco mentre i suoi due figli sono stati adesso trasferiti in una comunità protetta.